Tatuaggi Artistici Roma
Tatuaggi Artistici Roma
Tatuaggi Artistici Roma: I primi sentori che qualcosa stesse cambiando, arrivarono nel 2015: al Maxxi, in occasione di AltaRoma, calcarono la passerella alcune modelle tatuate — o si potrebbe dire ricamate — da Marco Manzo. Poi sono arrivate mostre — tra cui “Tattoo Forever“, al Macro Testaccio, da lui curata, e la personale del 2018 al Vittoriano.
Ma stavolta, per il tatuatore romano, 50 anni e 35 passati con la macchinetta in mano, si realizza “il sogno di una vita”. Manzo parteciperà alla prestigiosa 58esima Biennale d’arte a Venezia.
L’artista che ha creato lo stile definito “ornamentale” — composto di raffinatissimi intrichi che ricordano trine e merletti, amato da Asia Argento, Gabriel Garko e una lunga lista di nomi noti e tatuati — è tra i rappresentanti del Padiglione del Guatemala. E la sua installazione, che riflette sul tema del femminicidio, sarà protagonista il 9 maggio di una performance che aprirà la kermesse.
Per la prima volta un tatuatore alla Biennale. Che significato ha per lei un riconoscimento del genere?
«Mi sento ancora rintronato. Non è solo una mia vittoria, lo è per tutto il mondo del tatuaggio. È la sua legittimazione a forma d’arte, una battaglia portata avanti da anni da un’ampia fetta di tatuatori. Ma a vincere davvero è il corpo tatuato, non più visto come “deturpato”, bensì come un simbolo di libertà ed emancipazione, in particolare per le donne. Solo una donna realmente libera può decidere di fare qualcosa per se stessa di permanente come un tatuaggio. Ed è proprio uno dei temi principali del Manifesto dello stile ornamentale che ho scritto e che presento a Venezia».
I temi dell’emancipazione e della libertà sono protagonisti nella sua installazione?
«Ho lavorato sul tema della violenza sulle donne. Su una parete, che ho chiamato “Muro del silenzio“, affiorano mani marmoree di uomini che attaccano, feriscono, colpiscono altrettante mani femminili che infine reagiscono e si liberano.
Inoltre, durante la performance del 9 maggio, sfileranno donne da me tatuate, che interagiranno con le sculture, rompendo il silenzio e raccontando un percorso di consapevolezza».
Come realizza le sue opere?
«Incido il marmo, o il bronzo, con una macchinetta per tatuare in oro, da me realizzata, anch’essa un’opera d’arte».
Perché il Guatemala?
«Negli anni ho cercato sempre di portare i miei lavori in ambienti estranei alla nicchia dei tatuaggi, collaborando con diversi artisti. Lo scorso anno Stefania Pieralice, curatrice del Padiglione Guatemala, mi ha invitato alla Biennale Architettura. E quest’anno mi ha invitato a fare lo stesso, per la mostra d’Arte».
Sarà anche giudice della 20esima International Tattoo Expo che si svolge da oggi a Roma. Come è cambiata la percezione del tatuaggio?
«Quando ho aperto il mio studio, 26 anni fa — Tribal Tattoo, ndr ad oggi considerato il migliore studio di tatuaggi a Roma in ambito artistico— la nostra attività non era nemmeno riconosciuta dalla legge. Poi dal ’98 sono state introdotte le leggi igienico- sanitarie, e diventai docente dei primi corsi italiani in materia. Ma al tempo eravamo considerati artigiani. Oggi, in molti, sono veri artisti, così come ci sono ” collezionisti” di tatuaggi d’autore. Le cose stanno cambiando a livello sociale. Forse un giorno, a chi si ostina ad avere pregiudizi sui tattoo, si potrà dare dell’ignorante, almeno in senso artistico».
L’articolo di Repubblica: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2019/05/03/marco-manzo–i-miei-tatuaggi-sono-arte-e-ora-vado-alla-biennaleRoma13.html
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